Immu… nizzati dalle balle sulla casa e stroncati dagli effetti dello tsunami della Bolla immobiliare, avvelenati dalle devastanti conseguenze della crisi originata dalla finanza tossica curata con altra finanza non più solo tossica ma letale, ci ritroviamo, oggi, con queste terrificanti elezioni che ci consegnano un Paese dilaniato ed ancora più indecifrabile di quanto già fosse.
Il vincitore numerico (il centro-sinistra) è in realtà il vero perdente; lo sconfitto (il centro-destra Berlusconi che ha lasciato sul campo un terzo dei suoi elettori e la Lega Nord dimezzata anche nelle sue roccaforti) che canta vittoria; un movimento fatta di un nuovo populismo figlio/cannibale della lunghissima crisi morale, politica e sociale di un Paese che si è incarnata disperatamente nel governo tecnocratico del quarto incomodo: il centro senz’anima di Mario Monti, che ha fagocitato quel che restava delle ultime vestigia della Democrazia cristiana e del popolarismo cattolico.
Ma la vera scomparsa è quella di una politica economica che ci lascia in balia dell’eterno tirare a campare, luogo comune italico, di cui vorremmo finalmente liberarci. Spezzando le catene … perché stiamo attraversando un passaggio epocale, in quanto la crisi economica e finanziaria si intreccia con quella energetica e quella climatica, in un nodo particolarmente difficoltoso e complicato.
Bisogna essere “visionari” per trovare la strada per il futuro.
E non c’è altra via all’infuori di uno sviluppo di qualità . Modernizzare ecologicamente l’economia è decisivo per dare all’Italia uno sviluppo nuovo, forte, duraturo. L’Italia dà il meglio di sè quando intreccia l’economia con l’ambiente naturale e l’ambiente costruito, la forza dell’innovazione con quella della tradizione, le tecnica con l’arte, il manufatto con il design.
Una nuova stagione si deve aprire, quella del rebuilding, verbi come «riconvertire», «ristrutturare», «riqualificare» devono prendere il posto dell’ormai tanto abusato «costruire». Più che consumare suolo bisogna cambiare rotta e puntare sul riqualificare il patrimonio abitativo. La crisi economica, un deciso calo della necessità di nuove costruzioni, il bisogno di risparmio delle famiglie e quello di far ripartire lo sviluppo impongono una svolta: quella di risistemare, riqualificare l’esistente nella direzione di un’edilizia sostenibile e della rigenerazione urbana in chiave green.
Oggi il nuovo, in Italia, conta per il 49;4%, mentre il rinnovo dell’esistente pesa per il 50,6%. La domanda immobiliare debole privilegia due soli fattori: la selezione e la qualitá. Il che significa capire che questa è l’era della gestione e dell’ottimizzazione. Visto che in Italia il 55,4% degli edifici ha piú di 40 anni e che nel 2020, se non si fa nulla, si arriverá all’80% e non solo.
Oggi 2,5 milioni di edifici sono in uno stato pessimo o mediocre e quindi 30 milioni di abitazioni necessitano una riqualifica. Se partiamo da quest’idea ecocostruttiva, intorno alle riqualificazioni si potrebbe creare un nuovo mercato: ad oggi gli interventi su immobili esistenti sono sei volte maggiori rispetto alle nuove costruzioni, per un giro d’affari da 6 miliardi di euro e di oltre 2 miliardi di mq da riqualificare solo in Italia.
Oltretutto le norme europee sostengono e incentivano il mercato della sostenibilità , verso una nuova politica di miglioramento delle condizioni di un patrimonio immobiliare datato.
In base a uno studio della European Climate Foundation la riqualificazione, Retrofitting del parco edilizio italiano (per un risparmio fino al 90% dei consumi di calore) richiederebbe un investimento tra i 9 e i 20 miliardi di euro all’anno per circa 60 anni e potrebbe portare nel 2020 all’impiego di 500mila posti di lavoro (full time). Stime che danno l’idea di un business immobiliare ancora tutto da esplorare.
Costruire e consumare territorio, senza che il bisogno abitativo vada di pari passo, porta ad abbandonare le zone ‘vecchie’, che diventano come periferie degradate, col valore degli immobili che cala. Ecco una ragione in piú, oltre quella della sostenibilitá, per ripensare l’uso e il consumo del territorio. Anche perchè, pure a livello economico, la riqualificazione dell’esistente può portare sviluppo economico.
Da tempo siamo convinti che la sfida ecologica, intesa come reale intreccio di equilibri indissolubili che coniugano la sostenibilità ambientale con l’integrazione tra natura e ambiente costruito, sia la grande occasione per l’Italia e per la sua economia. Un paese in bilico: da una parte i rischi di declino, le arretratezze; dall’altra eccellenze, potenzialità .
Come uscirà , l’Italia, da questa crisi?
Quale posto avrà , in Europa e nel mondo?
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«Ristrutturi l’Italia, costruisci gli italiani»