Un importante contributo contro la desertificazione sociale e delle foreste. Decortica, una carezza per l’ambiente. Maggio, giugno e luglio sono i mesi in cui avviene la decortica delle querce da sughero: un processo estremamente rispettoso dell’ambiente e della pianta e che può essere paragonato alla tosatura di una pecora.
Un sottile equilibrio tra uomo e natura che richiede una approfondita conoscenza e amore per la quercia da sughero. In primavera-estate la linfa si posiziona tra il fusto della pianta e la sua corteccia ed è quindi possibile toglierla agevolmente. Già ad agosto l’operazione diventa impossibile poichè la corteccia si asciuga troppo. Ed è quindi in soli tre mesi all’anno che si concentra questa attività esclusivamente manuale realizzata da tecnici esperti.
La decortica è l’attività agricola più ben pagata al mondo, poichè sono solo in pochi a possedere le competenze e la manualità necessarie. Si tratta di persone che vivono nelle zone della foresta per le quali l’attività di decortica del sughero diventa preziosa opportunità di lavoro e sostentamento.
La decortica è quindi anche un importante contributo contro la desertificazione sociale, problema che nell’area mediterranea va ad aggiungersi a quello della desertificazione ambientale delle foreste del nord Africa e del sud Europa.
La quercia da sughero è infatti l’unica pianta in grado di sopravvivere in un suolo povero e con poca acqua. Dalla semina alla prima decortica trascorrono 25 anni.
Il primo sughero è quindi “sughero vergine” e può essere utilizzato solo per la realizzazione di articoli decorativi e prodotti granulati. Dovranno trascorrere altri 9 anni prima della seconda decortica e ancora altri 9 prima che dalla corteccia si possano realizzare tappi in sughero: 43 anni minimo in tutto. È solo allora che il sughero raggiunge una stabilità strutturale tale da garantire le proprietà necessarie all’imbottigliamento. Con un ritmo di una decortica ogni 9 anni la stessa pianta può subire questo processoper oltre 200 anni.
Dopo la decortica il sughero viene immediatamente spostato nei due stabilimenti di produzione Amorim e lasciato a stagionare nei suoi piazzali di cemento drenato per almeno 6 mesi (ogni stabilimento dispone di 150.000 mq di superficie). In passato il sughero veniva lasciato a stagionare direttamente nella foresta, ma gli studi Amorim hanno evidenziato come questa tradizione fosse dannosa per la qualità sensoriale del sughero che rischiava di essere contaminato da funghi e batteri.
Questa fase è importante per la stabilizzazione del sughero evitando anche la presenza del verdone (uno dei difetti critici principali) Solo una volta trascorsi un periodo minimo di 6 mesi di stagionatura sarà finalmente possibile procedere alla lavorazione e alla realizzazione dei tappi. Tratto da “Acini” magazine di Amorim Cork Italia
Bene l’attenzione alla nuova vita 🙂