LA STORIA DEL “PIANO CITTÀ” Pubblicato in Gazzetta Ufficiale, nel luglio dello scorso anno, il Piano nazionale per le città, previsto dal Decreto Crescita (dl 83/2012) nell’ambito delle azioni del Governo per rilanciare il Sistema Paese partendo anche dalle Infrastrutture e dalla riqualificazione delle aree urbane degradate. Con il Piano per le città si è istituito ufficialmente anche la Cabina di Regia che avrà il compito di coordinare i lavori e di regolamentare le procedure che porteranno alla sottoscrizione dei Contratti di valorizzazione urbana.
Entro il 5 ottobre dello scorso anno i Comuni hanno avuto la possibilità di presentare le proprie proposte inviandole all’ANCI (Associazione Nazionale Comuni italiani) che aveva il compito di classificare le richieste in base al grado di attinenza agli obiettivi del Piano, inoltrando successivamente il tutto alla Cabina di Regia che a sua volta le ha trasmesse alla Direzione generale per le politiche abitative del Ministero delle Infrastrutture per l’istruttoria tecnica vera e propria.
Terminata la fase istruttoria la Cabina di regia ha selezionato le proposte in base ai criteri stabiliti dal Dl Crescita ovvero a seconda della loro immediata cantierabilità, della risoluzione immediata di problemi di carattere abitativo, del miglioramento delle infrastrutture, della qualità urbana e del tessuto sociale ed ambientale (Art.12 comma3), verificando una volta completata la scelta delle proposte idonee, le risorse finanziabili attivabili anche in base alla disponibilità dell’apposito “Fondo per l’attuazione del piano nazionale per le città”.
La novità più importante introdotta dal nuovo Piano rispetto alle norme nazionali di riferimento è la sua catalogazione non come un intervento di natura straordinaria ma come un vero e proprio strumento operativo, che renderà possibile la presentazione delle proposte anche negli anni successivi alla sua prima attuazione.
I NUMERI E I PROGETTI DEL BANDO “PIANO CITTÀ” Sono stati 457 i Comuni che hanno presentato all’Anci, entro la scadenza del 5 ottobre, progetti di riqualificazione urbana in risposta al bando sul piano città. Miliardarie le richieste di finanziamento, tutte a valere sui 224 milioni di euro direttamente stanziati dall’articolo 12 del Dl 83/2012.
Quali i Comuni che hanno presentato progetti: Agrigento, Aprica, Alessandria, Ancona, Anzio, Apice, Ascoli Piceno, Asti, Ardea, Avezzano, Bari, Bergamo, Bologna, Benevento, Brindisi, Catania, Civitavecchia, Ferrara, Firenze, Foligno, Frosinone, Genova, Gorizia, Lametia Terme, Latina, L’Aquila, La Spezia, Lucca, Livorno, Matera, Macerata, Messina, Milano, Modena, Molfetta, Monza, Napoli, Novara, Oristano, Palermo, Parma, Pavia, Perugia, Pesaro, Piacenza, Pescara, Pisa, Pistoia, Pordenone, Potenza, Ravenna, Rimini, Roma, Salerno, Sassari, Savona, Siracusa, Taranto, Teramo, Trani, Torino, Torre Annunziata, Trieste, Urbino, Varese, Verona, Venezia, Vicenza, Vietri, Vigevano.
I Progetti si riferiscono tutti, come richiesto dal bando, ad aree dismesse o quartieri a degrado edilizio-sociale. In molti casi, però, le proposte presentate sono molto vicine a un programma di lavori pubblici, più che a programmi complessi di riqualificazione urbana. È vero, come si legge nelle relazioni, che sono insiemi di interventi “studiati”, in grado di rilanciare quartieri e aree degradate e dunque innescare sviluppo, tuttavia il coinvolgimento di capitali privati è spesso indipendente da queste opere, o indefinito. Non mancano tuttavia progetti più innovativi, come ad esempio quello di Brescia che si basa su contributi pubblici ai privati e alloggi temporanei per riqualificare un quartiere a forte degrado.
“PIANO CITTÀ” FINANZIATI 28 PROGETTI PER 4,4 MLD DI EURO Sono 28 i progetti selezionati nell’ambito del “Piano Città“, il programma presentato dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per la riqualificazione delle aree degradate del nostro Paese. Delle 457 proposte pervenute per la selezione solo 28 Comuni hanno la possibilità di accedere ai 4,4 miliardi di euro di finanziamento, di cui 318 milioni provenienti da cofinanziamento nazionale distribuiti tra il Fondo Piano Città con 224 mln provenienti dal Dl 83/2012 e 94 mln per le sole Zone Franche Urbane inserite nel Piano di Coesione.
Oltre ai vincitori ufficiali sono state ammesse ai finanziamenti ulteriori 24 proposte unicamente dedicate agli interventi di bonifica ambientale e efficientamento energetico che, successivamente ad un’ulteriore istruttoria, riceveranno i finanziamenti direttamente dal Ministero dell’Ambiente. I lavori compiuti dalla Cabina di Regia inoltre hanno consentito di integrare una serie di programmi e finanziamenti in precedenza trascurati come il Fondo Investimenti per l’Abitare dedicato all’housing sociale che metterà a disposizione 1,5 miliardi di euro, i fondi per l’edilizia scolastica compreso l’efficientamento energetico ed i fondi per l’edilizia per le forze armate.
I 28 comuni vincitori e le rispettive proposte sono stati selezionati a partire prima di tutto dalla veloce cantierabilità dei progetti, dalla capacità di coinvolgere soggetti e finanziamenti ulteriori con un effetto moltiplicatore dei guadagni, in base agli interventi di riduzione dei fenomeni di tensione abitativa e di miglioramento dei servizi infrastrutturali legati sia alla mobilità che a questioni sociali ed ambientali.
L’Ance, Associazione nazionale costruttori edili, ha reso nota nei giorni scorsi l’emanazione del decreto n. 1105 – 08/2/2013 del Capo Dipartimento per le infrastrutture: essa contiene la precisa ripartizione dei finanziamenti per i 28 progetti scelti, derivanti al momento da un co-finanziamento nazionale da 318 milioni di euro, per 224 milioni provenienti dal Fondo piano città e per 94 milioni dal Piano azione coesione per le Zone franche urbane.
Il Ministero prevede che nella prima fase gli investimenti attivabili potranno essere pari a 4,4 mld di euro. Tuttavia, precisa l’Ance, con gli apporti degli investitori privati ancora in via di definizione il volume degli investimenti potrebbe aumentare di anche più del doppio. Inoltre, sul medio termine, le varie proposte potrebbero impiegare risorse messe a disposizione dal Ministero dell’ambiente per le linee di intervento (bonifiche, miglioramento energetico ecc.) di propria competenza.
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«Rigenerazione urbana sostenibile, il “Piano città” ridisegna l’Italia»