Il dissesto idrogeologico è un fattore di rischio che interessa in maniera penetrante l’Italia, considerando il fatto che 2 comuni su 3 ne sono colpiti. Fenomeni come l’abusivismo edilizio, il disboscamento, la cementificazione selvaggia e l’agricoltura intensiva contribuiscono ad aumentarne la portata e la diffusione.
Secondo i dati del C.N.R. (Consiglio Nazionale delle Ricerche), tra il 1950 e 2012 si sono registrate 1.061 frane e 672 inondazioni. Nel 2012 il F.A.I. (Fondo Ambiente Italiano) e il WWF hanno pubblicato un rapporto intititolato “TERRA RUBATA – Viaggio nell’Italia che scompare” e il quadro che viene dipinto è tutt’altro che piacevole. Di seguito alcuni dati proposti:
– Il ritmo di consumo del suolo è di 75 ettari al giorno e nei prossimi 20 anni la superficie occupata dalle “aree impermeabilizzate” crescerà di 600mila ettari all’incirca.
– Perchè si generino 2,5 cm di suolo occorrono circa 500 anni contro i 10 secondi che impiega una ruspa a rimuoverli.
– In Italia sono stati perpetrati dal 1948 a oggi 4,5 milioni abusi edilizi, a fronte di tre condoni edilizi negli ultimi 16 anni (1985, 1994 e 2003).
– Un ettaro di suolo non cementificato trattiene spontaneamente fino a ben 3,8 milioni di litri d’acqua.
Gli intereventi in Italia per combattere il dissesto idrogeologico o non sono stati fatti oppure effettuati nei modi e nelle logiche sbagliate. In un’intervista fatta a Massimo Gargano, Presidente dell’Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni, questi afferma “La nostra proposta 2012 indicava 2.943 interventi per un importo di 6.812 milioni di euro. Nel 2013, il numero degli interventi proposti è cresciuto del 13,9%, per un importo complessivo di circa 7.409 milioni di euro, vale a dire un incremento pari ad 8,7%. Ancora più significativo è però il confronto con il 2010, anno del nostro primo report: gli interventi necessari sono cresciuti del 144,9% e la spesa del 77,1% a testimonianza di una situazione idrogeologica del Paese in costante peggioramento”.
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«L’Italia è un paese che frana»